Ancona |
Il Lazzaretto Noto anche come Mole Vanvitelliana perché progettato dall'architetto Luigi Vanvitelli nella prima metà del Settecento, ha forma pentagonale ed ha svolto diverse funzioni nel corso dei secoli. La struttura era originariamente destinata alla quarantena di persone e merci che giungevano in città da territori considerati non salubri. Il piccolo canale che divide la Mole dalla terraferma si chiama "Mandracchio". Il Lazzaretto è citato all'interno delle Memorie di Giacomo Casanova, Ancona è ricordata dall'autore come la città in cui aveva "cominciato a godere intensamente della vita". Proprio nel Lazzaretto si svolge una delle tre avventure del giovane amatore. Nel 1997 il Comune ha assunto la proprietà della struttura che attualmente viene utilizzata per ospitare mostre temporanee ed altri eventi culturali. Teatro delle Muse Inaugurato nel 1827 con musiche di Rossini, presenta un'elegante facciata scandita da sei colonne ioniche sottostanti la trabeazione e il timpano a fregi ellenici, con altorilievi che raffigurano Apollo e le Muse. Fu danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed è rimasto inattivo per molti anni. Il lavoro di restauro architettonico, terminato nel 2002, si è fondato sulla ricerca di un rapporto armonico tra l'interno moderno e la facciata neoclassica, nella volontà di conservare inalterata alcune sezioni storiche come la scala d'ingresso e il vecchio atrio. Notevole il sipario, immaginato come una grande saracinesca che apre la scena, con decorazioni in bronzo incassate su fondo nero. La loggia dei Mercanti La costruzione di questo palazzo iniziò nel 1442: situata molto vicino al porto, fu da sempre fulcro degli intensi scambi mercantili indispensabili per l'economia di Ancona. In facciata le sculture quattrocentesche di Giorgio da Sabenico danno forma alle virtù del buon mercante, speranza, fortezza, giustizia e carità. Sempre in facciata troviamo lo stemma cittadino con un cavaliere la cui identità si presta a varie interpretazioni, da Traiano, a San Ciriaco a Diomede. Chiesa di Santa Maria della Piazza Edificata fra l'XI e il XII secolo sulle rovine di due chiese paleocristiane, rappresenta una testimonianza dell'Ancona medioevale. La Chiesa è un gioiello di architettura romanica: ha uno schema a croce latina ed è divisa in tre navate. La zona dell'altare, preceduta da una scalinata, è sopraelevata. I lavori di restauro effettuati negli anni '80 hanno riportato alla luce i resti di una basilica paleocristiana sorta a sua volta sulle mura greche del IV sec. a. C. Arco di Traiano Alto circa 14 metri e realizzato in marmi chiari, è visibile grazie ad un nuovo sistema di illuminazione, da ogni punto della città. Nel 115 d.C. l'imperatore Traiano potenziò il porto con un molo ad esedra e, a ricordo della sua opera, gli fu dedicato l'arco, opera di Apollodoro di Damasco. Oggi ne resta un solo fornice, fiancheggiato da colonne corinzie; sono andate perdute le statue che lo ornavano. Arco Clementino Stilisticamente coerente rispetto al vicino arco di Traiano, fu progettato nel 1738 in stile neoclassico dal Vanvitelli in onore del Papa Clemente XII. In un primo momento l'arco rimase incompleto, successivamente l'opera fu ripresa, per volere del Papa Benedetto XIV, e venne affidata all'architetto Marchionni. Cattedrale di San Ciriaco La cattedrale, dal Colle Guasco, domina tutta la città di Ancona. Chiesa medioevale, è uno degli edifici più interessanti della Regione. Sorge su un sito che ospitava nel IV sec. a.C. un tempio dedicato a Venere Euplea, cioè "protettrice dei naviganti". Su di esso fu poi edificata una chiesa paleo-cristiana. Tra il 996 e il 1017 si provvede alla ricostruzione della nuova chiesa, ampliando l'edificio: nel 1017 i corpi di San Marcellino di Ancona e di San Ciriaco vengono trasferiti all'interno della Basilica. Nella chiesa è visitabile anche il Museo Diocesano. Il Museo Diocesano Il Museo conserva opere e reperti di grande importanza storica, artistica e religiosa. Fra gli oggetti più interessanti segnaliamo il sarcofago di Flavio Gorgonio (IV secolo d.C.), la ricostruzione dei resti del Portale della Chiesa Romanica di San Pietro, scomparsa a seguito dei danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, e gli imponenti arazzi di manifattura fiamminga raffiguranti i principali eventi religiosi. Piazza del Plebiscito In origine nota come Piazza Nuova, poi Piazza Grande, diviene fulcro della vita cittadina con la costruzione, a metà del ‘300, del Palazzo del Governo. È qui che, dalla metà del secolo successivo, prestano fedeltà i podestà. Nel 1738 Clemente XII rese la città porto franco e, come ringraziamento, la città edificò una statua del pontefice al centro della Piazza, da qui il nome di Piazza del Papa che i cittadini usano nel quotidiano. La Piazza ospita una fontana quattrocentesca nota come la Fontanella dei Decapitati, le cui teste rappresentano quelle dei nobili che nel 1534 congiurarono contro la Chiesa. Museo Archeologico Nazionale delle Marche Il prestigioso complesso architettonico che ospita il Museo risale alla metà del 1500. L'edificio originario fu ampliato nel 1759 con interventi di Luigi Vanvitelli. Settecentesche anche le raffinate volte a grottesche di alcuni salottini del terzo piano. Il Museo inizia la sua storia nel 1860 come Gabinetto Archeologico della Commissione regionale dei Monumenti, per poi divenire Museo Archeologico Nazionale nel 1906. Oggi i reperti coprono un arco cronologico che va dal Paleolitico all'alto Medioevo. Il nucleo principale riguarda la civiltà picena e segue criteri cronologioci e tematici. Oltre ai reperti locali sono esposti anche oggetti dell'Etruria e dell'Attica. Fortezza Sangallo o Cittadella Collocata su uno dei punti più alti della città, la fortezza è testimonianza del passaggio dal concetto quattrocentesco di "città ideale" a quello cinquecentesco di "città fortificata". La costruzione è opera di Antonio da Sangallo ed è caratterizzata da una pianta irregolare che si adatta al terreno. La salita può risultare faticosa, ma il panorama è incredibile: dal parco che circonda la cittadella è possibile, infatti, avere una visione a 360 gradi della città, dal porto al Monte Conero. La Fortezza costituiva il principale strumento di difesa della città e le sue mura furono, dalla fine del settecento, collegate tramite fortificazioni a Porta Pia. Porta Pia Realizzata tra il 1787 e il 1789, rappresentava un'entrata monumentale alla città, lungo la litoranea voluta da Pio VI. È caratterizzata da una doppia facciata: quella rivolta verso il mare, in pietra d'Istria, risulta più ricca di quella in bugnato a blocchi di arenaria esposta verso la città. L'opera, realizzata su progetto di Filippo Marchionni, ha un aspetto imponente che ne esalta il duplice significato simbolico di collegamento e di difesa dell'entrata alla città. Museo Tattile Statale Omero Istituito nel 1993 dal Comune di Ancona, su ispirazione dell'Unione Italiana Ciechi, il Museo ospita una ricca collezione tattile che include modellini di celebri architetture, copie e calchi di famose sculture, preziosi reperti archeologici e opere di artisti contemporanei. L'esposizione permette a vedenti e non vedenti, di poter toccare i calchi dei grandi capolavori dell'arte. Gli spazi museali sono distribuiti su 750 metri quadrati di superficie e ricevono costantemente nuove acquisizioni, al fine di documentare in modo organico l'arte plastica e scultorea di tutti i tempi. Museo della Città di Ancona Ospitata negli spazi dell'ospedale di San Tommaso di Canterbury (sec. XIV) e dell'ex pescheria risalente al 1841, l'esposizione si sviluppa, in quattro sezioni: dalle origini all'anno 1000, dal 1000 al 1532, dal 1532 alla fine del '600, dall'occupazione francese all'unità d'Italia. Sono raccolti reperti archeologici, opere d'arte, carte topografiche, documenti, plastici ricostruttivi, pannelli didattici e video tematici. Pinacoteca Civica "F. Podesti" La Pinacoteca Civica custodisce tele di straordinario valore per la comprensione della pittura marchigiana dal XIV al XIX secolo. Il nucleo originario delle opere è formato da un nutrito gruppo di lavori e bozzetti donati dal pittore anconetano Francesco Podesti. Ad essi si aggiungono opere provenienti da chiese, fondi comunali, depositi e donazioni private. Da segnalare "La Madonna con Bambino" del Crivelli, "La Sacra Conversazione" di Lorenzo Lotto, "L'Immacolata Concezione" e "Santa Palazia" del Guercino, la Pala Gozzi di Tiziano Vecellio. Una sezione ospita l'arte moderna con opere di Bartolini, Bucci, Cagli, Campigli, Cassinari, Cucchi, Levi, Trubbiani e altri importanti artisti contemporanei. Il Porto Motore dell'economia cittadina, è strettamente collegato alla città, alle sue vicende storiche, alle sue fortune commerciali. Scalo naturale di origini antichissime ha agevolato la scelta dei Greci per il primo insediamento, in un luogo che si poneva come controllo di rotte e crocevia di culture. Negli ultimi decenni è divenuto punto importante per il flusso turistico verso la Grecia ed il Medio Oriente. Il porto, con i suoi venticinque moli, i quattro chilometri di banchine, i dodici chilometri di binari, i fondali fino a 15 metri, le aree di stoccaggio e di deposito merci, i cantieri e i due bacini di carenaggio, ha un forte ruolo polifunzionale. Il Passetto È la spiaggia anconetana. Qui Nanni Moretti ha girato alcune scene del suo film "La stanza del figlio". Un tempietto dorico rappresenta un monumento in onore dei caduti nella Prima Guerra Mondiale. La zona presenta grotte naturali o scavate dai pescatori come ripari per le barche, raggiungibili con delle viottole o grazie all'ascensore. La Sinagoga e il "Campo degli Ebrei" Ad Ancona il popolo ebraico ha subito, come altrove, persecuzioni che lo hanno costretto a spostare ripetutamente l'ubicazione della sinagoga. Oggi ne esistono due, una di rito levantino e una di rito italiano, particolari perché sorgono all'interno del medesimo edificio. Il palazzo ospita al piano terra il tempio italiano, quello levantino si sviluppa su quello superiore. I tevà sono ubicati uno perfettamente sotto l'altro. L'edificio fu adibito a sinagoga nel 1876, ma il tempio italiano vi si trasferì solo nel 1932. Il recente lavoro di recupero dell'area cimiteriale, che risale alla prima metà del '400, grazie al restauro e alla traduzione di numerose lapidi, ha portato alla luce un ricco patrimonio di informazioni. Il "Campo degli Ebrei" è situato all'interno del Parco del Cardeto, un'area di straordinario interesse paesaggistico e culturale, un vero e proprio "museo a cielo aperto". |
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Ultimo aggiornamento ( lunedì 20 luglio 2009 ) |
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